Secondo un recente Rapporto redatto da Eurydice relativo all’integrazione scolastica di alunni migranti, l’Italia registra una proporzione tra giovani immigrati sotto i 15 anni rispetto all’intera popolazione di giovani appartenenti alla stessa classe di età inferiore al 5%. Il Rapporto, in cui vengono analizzate in modo comparativo le politiche e le misure introdotte dalle amministrazioni pubbliche europee per favorire l’integrazione dei migranti nel sistema scolastico, evidenzia che in Italia (come negli altri paesi europei ad eccezione di Spagna, Portogallo, Finlandia e Svezia) le politiche scolastiche nazionali si concentrano prevalentemente sulle competenze linguistiche dei migranti appena arrivati, senza guardare agli aspetti psicologici ed emotivi, nonostante le loro ricadute sul rendimento scolastico.
Un ulteriore aspetto fondamentale per migliorare la qualità del sistema educativo è relativo al livello di innovazione. A tal proposito, l’OECD ha analizzato se e come le pratiche educative sono cambiate negli ultimi dieci anni e come gli studenti usano le risorse didattiche. Lo studio, condotto nel corso del 2018 e pubblicato all’inizio di quest’anno, ha evidenziato che gli studenti italiani hanno sviluppato, in misura maggiore rispetto agli altri Paesi OECD presi in esame, la capacità di acquisire conoscenze in modo indipendente. Questo potrebbe essere dovuto all’aumento dell’uso delle ICT nelle pratiche didattiche e nell’acquisizione di conoscenze. Inoltre, è stato registrato nel nostro Paese un aumento dell’uso della tecnica di insegnamento che prevede il ricorso della memoria.
Il numero chiuso per accedere ai corsi di studio universitari rimane una delle questioni centrali dell’organizzazione degli Atenei che rimanda al problema delle assunzioni e avanzamenti di carriera del personale docente e una delle fonti di scontento degli studenti. A riguardo, un caso che stimola discussioni è rappresentato dalla decisione del Senato accademico dell’Ateneo di Torino che ha votato la reintroduzione dei posti limitati per le triennali di Chimica (420 posti) e di Scienza e Tecnologia dei Materiali (100 posti), suscitando immediatamente numerose polemiche e proteste.