Pluralismo religioso: al di là delle percezioni
Un milione e mezzo di musulmani, altrettanti cristiani ortodossi; poco meno di un milione di cattolici. 340.000 tra induisti, buddhisti, sikh, oltre 250.000 evangelici e fedeli di altre chiese cristiane. Infine, 220.000 tra atei e agnostici. Questa, secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2017 dei Centri Studi idos e Confronti, la stima delle appartenenze religiose e confessionali dei circa 5 milioni di residenti stranieri che costituiscono la presenza immigrata in Italia nell’ultimo biennio. Dati che restituiscono l’immagine di un pluralismo religioso variegato e che smentiscono il luogo comune che vorrebbe la popolazione immigrata schiacciata su una monodimensione islamica. È pur vero che, se ai dati richiamati si aggiungesse il milione di migranti che, nel frattempo, hanno acquistato la cittadinanza italiana, la consistenza dei fedeli aumenterebbe di oltre il 20%, raggiungendo cifre significative. Ma anche a voler considerare il dato aumentato, il racconto dell’invasione islamica quale portato della recente immigrazione rimane relegato alla sfera del percepito più che del reale. Analizzando più nello specifico, il pluralismo religioso si compone di una sfera di presenze storicamente nuove per il Paese, prodotto della migrazione (ciò vale per la comunità islamica, per la chiesa cristiana ortodossa, per le religioni orientali), cui si accompagna una sfera di ampliamento di presenze religiose radicate (chiesa cattolica, chiese protestanti, Testimoni di Geova). Da rilevare come queste ultime siano uscite profondamente trasformate dalle nuove presenze di immigrati, sperimentando modelli di aggregazione comunitaria di tipo interculturale, in cui l’incidenza straniera può arrivare, in alcune zone (es. Nord – Est) anche al 60% dei componenti. Sotto l’aspetto della provenienza, la comunità islamica risulta particolarmente composita, con una cifra superiore al 50% di stranieri di origine africana (in particolare Marocco, Egitto, Tunisia e Senegal) e con una provenienza importante a livello europeo (Albania) e asiatico (Bangladesh e Pakistan). Globalmente intesa, l’incidenza dei musulmani sulla popolazione residente è di circa il 3%, valore inferiore al circa 5% medio stimato in Unione Europea (con punte del 7,5% in Francia). Diversamente, i cambiamenti significativi del pluralismo religioso nella popolazione immigrata si sono verificati tra gli appartenenti alla famiglia cristiana nella quale, dal 2004 in poi, gli ortodossi hanno superato i cattolici e si attestato circa in un terzo del dato globale, seguiti dai cattolici, pari a circa un quinto, e agli evangelici, intorno al 5%. Mentre la presenza ortodossa è quasi interamente di origine europea, presenze significative dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina si registrano per i cattolici e i protestanti. Dati che devono far riflettere sulle politiche di integrazione e di riconoscimento giuridico dei diritti connessi al fenomeno religioso. Sempre più attuale è il tema del superamento dell’attuale assetto legislativo, destinato a creare maggiori sperequazioni e a non riconoscere al diritto di libertà religiosa piena cittadinanza.
ITALIA. Stima dell'appartenenza religiosa dei residenti stranieri (2016)
Religioni N %
Cristiani 2.671.200 53,0
di cuiOrtodossi 1.505.500 29,8
Cattolici 910.600 18,1
Protestanti 216.800 4,3
Altri cristiani 38.300 0,8
Musulmani 1.641.800 32,6
Religioni orientali 345.900 6,9
di cuiInduisti 150.800 3,0
Buddhisti 113.900 2,3
Altre religioni orientali 81.200 1,6
Atei/agnostici 234.700 4,7
Altri 150.000 3,0
di cuiEbrei 4.600 0,1
Animisti 59.000 1,2
Altri gruppi 86.400 1,7
Totale 5.043.600 100,0
FONTE: Centro Studi e Ricerche IDOS. Elaborazioni su dati di fonti varie