di Giovanni Bianconi
Corriere della Sera, 15 febbraio 2019
Indagato un colonnello. Il maggiore in Aula: non presero il registro con il nome cancellato. Tra il processo a carico dei carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia, e l'indagine-bis a carico di ufficiali e sottufficiali sui presunti depistaggi riscontrati a più riprese dal 2009 a oggi, l'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi assume contorni sempre più vasti. Potenzialmente inquietanti. E si estende a nuovi protagonisti.
Fra questi c'è il colonnello Lorenzo Sabatino, già a capo del Reparto operativo dell'Arma a Roma, oggi comandante provinciale a Messina, indagato per favoreggiamento in relazione all'acquisizione dei documenti ordinata dalla Procura nel novembre 2015. In quel periodo, mentre i funzionari della Squadra mobile raccoglievano le prove sui carabinieri oggi imputati, i magistrati avevano chiesto all'Arma di cercare e trasmettere tutte le carte conservate nelle diverse caserme da dove era transitato Cucchi la notte dell'arresto, tra il 15 e il 16 ottobre 2009.
Ad occuparsene fu proprio Sabatino, che inviò il capitano Tiziano Testarmata del Nucleo investigativo. Quel lavoro, si scoprirà in seguito, risulterà lacunoso in relazione ad almeno due episodi: le mancate acquisizioni di una email, risalente al 2009, da cui si capiva che due relazioni di servizio sulle condizioni di Cucchi redatte da altrettanti carabinieri della stazione Tor Sapienza furono modificate per ordini superiori, e dell'originale del registro del fotosegnalamento della Compagnia Casilina, dove il nome di Cucchi fu "sbianchettato" e sostituto da quello di un altro arrestato.
Per queste vicende il capitano Testarmata è stato già inquisito e ascoltato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Giovanni Musarò. L'altro ieri è stato il turno di Sabatino, il cui avvocato Adolfo Scalfati precisa: "Le contestazioni al colonnello non hanno nulla a che vedere con la email né con il registro sbianchettato".
Secondo il difensore, che rivendica l'estraneità del suo assistito rispetto al reato ipotizzato dai pm, alla Procura giunsero tutti i documenti richiesti, di cui però Sabatino non avrebbe redatto una dettagliata nota di accompagnamento. Tuttavia, a parte le versioni diverse e contrastanti sui fatti del 2015 rese finora da indagati e testimoni in divisa, il cuore degli accertamenti della Procura continua ad essere la consegna ritardata (resa possibile solo dopo insistite richieste o scoperte causali) delle carte che proverebbero i tentativi di coprire le responsabilità dei carabinieri nel "violentissimo pestaggio" inflitto a Cucchi la notte dell'arresto, una settimana prima che morisse in ospedale.
Ieri mattina, in aula, il maggiore Pantaleone Grimaldi ha ribadito che quando Testarmata arrivò alla Compagnia Casilina, preceduto da una telefonata di Sabatino, per fare copia del carteggio relativo a Cucchi, saltò fuori il registro del fotosegnalamento con il nome di Cucchi cancellato in maniera piuttosto evidente. Lui suggerì di portare via l'originale, perché poteva essere proprio la prova che cercavano, ma non fu ascoltato.
"Mi resi conto immediatamente dell'anomalia - ha detto Grimaldi, qualcosa in più di un'irregolarità che meritava un approfondimento; quell'atto andava sequestrato e acquisito. Ascoltando le mie obiezioni, il capitano Testarmata si mostrò molto perplesso, non sapeva cosa fare e mi rispose che avrebbe chiesto direttive, quindi uscì dalla stanza per fare una telefonata. Non so a chi chiese direttive, ma poco dopo tornò dicendo che la direttiva restava quella di fare una copia conforme, senza prendere l'originale".