La l. 48/2017 ha convertito il d.l. 14/2017 in materia di “sicurezza urbana”, comprensivo di alcune misure limitative della libertà (anche personale), che finiscono con l’elevare la repressione della marginalità sociale o del dissenso a strumento di governo delle città. Anzitutto, sulla scia del pacchetto-sicurezza di centro-destra del 2008 e della teoria delle “broken Windows” di Rudolph Giuliani, si estendono ulteriormente, a tutela del “decoro e della vivibilità urbana”, quei poteri di ordinanza dei sindaci- sia pur quali rappresentanti della comunità locale- sinora esercitati prevalentemente per realizzare, nei confronti di immigrati e ceti meno abbienti, un diritto discriminatorio a geografia variabile.
Per reati commessi in occasione di manifestazioni sportive, si fanno rivivere le norme (introdotte sempre dal centro-destra) sull’applicazione di misure coercitive in deroga ai presupposti comuni e sull’arresto in flagranza differita. Quest’ultimo è poi esteso anche al contesto delle manifestazioni pubbliche non di tipo sportivo. Si estendono ulteriormente le misure di prevenzione (limitative della libertà personale, benché basate non sulla commissione di reati ma su meri sospetti sulla persona) e si introduce la nuova misura dell’allontanamento da determinati luoghi per esigenze di tutela del decoro urbano, solo formalmente amministrativa ma nella sostanza fortemente limitativa della libertà, non solo di movimento.
Si introduce poi una sanzione amministrativa pecuniaria per chi stazioni in aree destinate a trasporto pubblico locale, ferroviario, ecc., impedendone la fruizione. Se non pensata specificamente per le persone senza fissa dimora, se non altro questa sanzione finirà per colpire essenzialmente loro: a tutela di un bene giuridico dai contorni alquanto sfumati, quale il non meglio precisato decoro urbano.
Rapporto sullo stato dei diritti in Italia