Diritto allo studio: I primi passi contrastati del Governo del "cambiamento"

le decisioni del Governo sul blocco degli interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e sul "salvataggio" degli insegnanti elementari non laureati suscitano perplessità e conflitti

Nonostante le prime dichiarazioni del nuovo governo di porsi in una posizione di continuità sui vari temi inerenti alla scuola rispetto agli interventi delle due precedenti legislature, il nuovo esecutivo ha deciso di non rinnovare il mandato per la riqualificazione dell’edilizia scolastica previsto da la cd. “Buona scuola”. Il provvedimento in meno di cinque anni ha permesso di attivare 2mila interventi in 15 regioni italiane per la messa in sicurezza di molti edifici scolastici non adeguati alla normativa, per il controllo di solai pericolanti, per l’adeguamento delle strutture alle norme sull’ambiente e la costruzione di nuove scuola in modo da affrontare compiutamente la preoccupante situazione delle strutture scolastiche. La decisione di bloccare la Struttura di Missione per le scuole sicure ha comprensibilmente acceso polemiche e preoccupazioni, nonché interrogativi riguardo alla destinazione dei 5 miliardi di euro stanziati per la realizzazione dell’intervento e non ancora spesi.

Lunedì 2 luglio, il neo ministro dell’istruzione M. Bussetti ha annunciato la decisione di congelare per quattro mesi la sentenza del Consiglio di Stato per cui il titolo di diploma magistrale non è sufficiente per poter diventare insegnante, salvando così più di 5 mila diplomate. Tale decisione ha fatto esplodete proteste tra gli inseganti precari di tutto il paese. Le 5 mila diplomate, negli ultimi anni grazie a varie sentenze del TAR, avevano già affiancato o scavalcato 140 mila insegnanti delle scuole dell’infanzia e delle elementari, di sui 24 mila precarie storiche e 110 mila laureate in Scienze della formazione primaria.

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