I dati sulla popolazione detenuta: La metà deve scontare condanne inferiori a 5 anni

Il 53% dei detenuti ha commesso reati relativi alle leggi sugli stupefacenti. Un detenuto su cinque ha una pena residua inferiore ai dodici mesi. La mancata riforma dell'ordinamento penitenziario colpisce soprattutto chi deve scontare pene residue inferiori ai due anni e aggrava le criticità connesse all'affollamento carcerario.

Come di consueto il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha pubblicato i dati semestrali sulle caratteristiche della popolazione detenuta in Italia e può risultare particolarmente interessante e utile dedicare attenzione ad alcuni aspetti.

Innanzitutto la questione affollamento:in Italia al 30 giugno 2018 le persone detenute all’interno degli Istituti Penitenziari sono 58.759 a fronte di una capienza complessiva di 50.632 posti. Il tasso di affollamento è del 116% e risulta in crescita costante da ormai 3 anni (il 31 dicembre del 2015 tale indice era pari al 105%). Particolarmente critiche risultano le condizioni degli istituti di pena dellaLombardia, con più di 2.000 presenze oltre la capienza regolamentare, di Lazio, Campania e Puglia (con oltre 1.000 presenti in eccedenza).

I detenuti stranieri sono poco meno di 20 mila e costituiscono il 33% del totale. Le detenute sono 2547 e costituiscono il 4% della popolazione carceraria italiana, tra di esse ve ne sono 58 con figli “al seguito” per 68 bambini che vivono anche loro una condizione detentiva di fatto.

Per quanto riguarda la distribuzione per fasce d’età i detenuti con età inferiore ai 40 anni costituiscono il 49%. Si tratta di una percentuale in costante diminuzione (nel 2005 costituivano i due terzi della popolazione carceraria, nel 2010 il 60% e nel 2015 il 50%). Deve anche essere tenuta in particolare considerazione, anche per quanto riguarda le implicazioni socio-sanitarie, la dinamica delle presenze di detenuti ultra sessantenni, che sono oltre 4.600 e rappresentano, oggi, L’8% della popolazione carceraria, in costante crescita e più che raddoppiati rispetto al 2005. Come avviene anche per la popolazione italiana, nelle carceri si verifica un costante processo di invecchiamento di cui è necessario tener conto e per cui si devono adottare misure e azioni adeguate per affrontare il fenomeno.

Di particolare interesse e meritevoli di attenzione sono i dati relativi a tipologia di reato dei detenuti con condanna definitiva e durata delle pene comminate e dei periodi residui da scontare. L’85% ha subito una condanna per reati contro il patrimonio, il 60% contro la persona e più della metà (il 53% dei detenuti) ha commesso un reato connesso alle leggi sugli stupefacenti.

Per quanto riguarda la durata delle pene inflitte, poco meno della metà (47%) dei detenuti ha subito una condanna inferiore ai 5 anni di detenzione. Si tratta di una percentuale in crescita negli ultimi cinque anni (nel 2014 tale valore era di poco inferiore al 43%).

I detenuti che devono ancora scontare meno di un anno della pena inflitta sono oltre uno su cinque (il 22%) , si tratta di un valore significativamente superiore al numero di presenze negli istituti in eccedenza rispetto alla capienza regolamentare: offrire la possibilità a gran parte di queste persone (almeno a quella maggioranza che ha subito condanne inferiori ai 5 anni di detenzione) di scontare la pena residua al di fuori delle mura carcerarie contribuirebbe in maniera efficace anche a migliorare le condizioni di chi vi è rinchiuso e di chi vi lavora all’interno.

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