Il 2 ottobre, il Governo ha approvato il secondo Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità 2014-2016. Tale approvazione è giunta pochi giorni dopo la registrazione alla Corte dei Conti, in data 8 settembre 2017, del Decreto ministeriale di ricostituzione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, istituito ai sensi dell’art. 3 della legge n. 18/09. Si aspetta solo più l’adozione con Decreto del Presidente della Repubblica e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, come previsto dall'art. 5 comma 2 del Regolamento recante disciplina dell'Osservatorio nazionale sulla disabilità. Il secondo programma biennale 2014-2016, così come il primo, è stato predisposto dal precedente Osservatorio nazionale,e la sua approvazione è stata accolta con grande soddisfazione dalle due principali associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità a livello nazionale:FAND e FISH. In particolare Vincenzo Falabella, presidente della FISH, ha dichiarato: “Questo è un atto programmatico di grande rilevanza, alla cui stesura la nostra Federazione ha stabilmente collaborato con un impegno convinto e decisivo. L’approvazione di esso giunge quanto mai opportuna e gradita nell’imminenza dell’insediamento del nuovo Osservatorio Nazionale sulla Disabilità, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al quale parteciperemo con rinnovata convinzione”. La redazione del programma biennale da parte dell’Osservatorio Nazionale è prevista dalla legge 18/09 di ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che ne è anche cardine e punto di riferimento fondamentale, avendo segnato “il definitivo passaggio da una visione delle persone con disabilità “come malate e minorate” ad una visione della condizione di disabilità basata sul rispetto dei diritti umani, tesa a valorizzare le diversità umane – di genere, di orientamento sessuale, di cultura, di lingua, di condizione psico-fisica e così via – e a considerare la condizione di disabilità non come derivante da qualità soggettive delle persone, bensì dalla relazione tra le caratteristiche delle persone e le modalità attraverso le quali la società organizza l’accesso ed il godimento di diritti, beni e servizi”. Il secondo Programma di azione si pone, quindi, in stretta continuità con il primo, e “s’ispira agli stessi principi che hanno dato spessore e contenuto al Primo Programma: a) il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle persone; b) la non discriminazione; c) la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; d) il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa; e) la parità di opportunità; f) l’accessibilità; g) la parità tra uomini e donne; h) il rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori con disabilità e il rispetto del diritto dei minori con disabilità a preservare la propria identità”. Il Programma si articola in otto linee d’intervento (una in più rispetto al precedente) che a loro volta si declinano in un gran numero di azioni specifiche. Nella parte introduttiva del Programma, sono indicate sinteticamente quelle che sono da considerarsi come le sfide più impegnative per ogni linea d’intervento: 1) Riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità. Il Programma d’Azione si apre rilanciando il tema di una riforma ampia e strutturale dell’attuale sistema di certificazione della condizione di disabilità, sistema che già il precedente Programma aveva ampiamente descritto come obsoleto, complesso, generatore di possibili diseguaglianze, in ogni caso lontano dallo spirito e dalla lettera della Convenzione ONU. Il Programma d’Azione chiede una legge delega che affronti la tematica in modo globale, superi le norme sull’invalidità civile e la condizione di handicap e ponga le basi per una sinergia tra le responsabilità di riconoscimento della disabilità, che resterebbero a livello nazionale, e l’azione valutativa specifica delle Regioni. A queste ultime e alle loro articolazioni operative sarebbe con maggior chiarezza affidato il ruolo di accompagnare le Persone con Disabilità nello sviluppo e articolazione di un “progetto personalizzato” di intervento con la ricomposizione di tutti i sostegni necessari all’inclusione sociale e all’esercizio dei diritti. 2) Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società. Corollario di un nuovo approccio alla condizione di disabilità è il riorientamento dei servizi verso l’inclusione sociale e il contrasto attivo alla istituzionalizzazione e segregazione della Persona con Disabilità. La promozione della vita indipendente e il sostegno all’autodeterminazione non sono più da considerare “settori” dell’intervento di welfare quanto piuttosto criteri ispiratori complessivi del sistema. Deve essere realizzato uno sforzo straordinario di innovazione e di formazione degli operatori. Il Programma d’Azione propone nuovi criteri di qualità e accreditamento dei servizi, l’adozione di linee guida per promuovere i processi di vita indipendente e la deistituzionalizzazione e una revisione dei nomenclatori di servizi e prestazioni per accogliere una nuova generazione di interventi per la promozione della partecipazione e eguaglianza delle persone con disabilità. Il Programma d’Azione riprende e sostiene con forza la proposta di abrogazione dell’interdizione. 3) Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione. Coerentemente con una visone bio-psico-sociale della disabilità il Programma d’Azione riconosce l’importanza cruciale delle tutela della salute delle Persone con Disabilità. Il Sistema Sanitario Nazionale deve fare ancora molta strada per garantire pieno accesso alle cure, qualità degli interventi e rispetto della natura e condizione specifica delle Persone con Disabilità. Il Programma individua tutta una serie di azioni specifiche e puntuali per arricchire e consolidare i Livelli Essenziali di Assistenza e l’integrazione sociosanitaria. Si sottolineano alcuni temi in particolare come il Nomenclatore tariffario delle protesi, la necessità di un intervento specifico e mirato in tema di qualità della diagnosi e intervento a favore della popolazione con disabilità intellettiva e disturbo psichiatrico, l’attuazione della recente Legge sull’Autismo e delle indicazioni delle linee guida sull’Autismo emanate dall’Istituto Superiore di Sanità. 4) Processi formativi ed inclusione scolastica. La linea di intervento su scuola e formazione delinea una ricca serie di azioni che vanno tutte nel senso di consolidare e rendere più efficace il processo di inclusione scolastica, di cui il Paese è guida a livello internazionale, anche con un maggiore impegno di monitoraggio e controllo da parte degli organi preposti. Tra gli interventi innovativi si distinguono i progetti per l’ingresso precoce dei bambini con disabilità nel sistema formativo, l’estensione su base di eguaglianza dell’educazione domiciliare per gravi impedimenti alla frequenza; le proposte per garantire una uniforme erogazione del servizio di assistenza nelle scuole. Altri punti si soffermano in vario modo sulla formazione degli insegnanti di sostegno ma anche dell’intero personale scolastico. Un altro tema di grande interesse fatto proprio dal Programma d’Azione è poi quello della continuità tra orientamento/formazione e transizione al lavoro e l’accesso degli adulti con disabilità a percorsi d’istruzione e formazione permanente. 5) Lavoro e occupazione. Il nostro Paese ha una lunga e importante tradizione di interventi per l’inclusione lavorativa. Il Programma d’Azione riconosce questo patrimonio e propone una serie importante di interventi volti a aggiornare puntualmente aspetti specifici della la normativa per renderla più efficace nell’offrire occasioni di lavoro e la sicurezza dei lavoratori. Linee di lavoro specifiche riguardano la qualità dei servizi di collocamento mirato su tutto il territorio nazionale. Alle grandi imprese di propongono iniziative quali l’istituzione dell’Osservatorio aziendale e il “disability manager” con l’obiettivo di promuovere l’inclusione dei lavoratori con disabilità nei luoghi di lavoro. 6) Promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità. L’accessibilità è un tema ubiquitario e trasversale a tutto il Programma d’Azione, principio chiave per sostenere processi inclusivi e la piena partecipazione delle Persone con Disabilità. La linea progettuale specifica indica la necessità di procedere ad una importante revisione delle normativa italiana in tema di accessibilità dell’ambiente fisico, urbano ed architettonico, che, sebbene a suo tempo innovativa e all’avanguardia, necessita oggi di essere aggiornata per consentire una piena adozione e diffusione dei principi della progettazione universale. Viene raccomandato con indicazioni operative il processo di adozione della normativa europea in tema di accessibilità dei trasporti. Indicazioni specifiche riguardano poi l’accessibilità dell’informazione a partire da quella delle Pubbliche Amministrazioni e si promuove la diffusione delle specifiche tecniche sulle postazioni di lavoro. Di grande rilievo le proposte per rendere accessibili i luoghi turistici e di interesse culturale. 7) Cooperazione internazionale. L’Italia ha sviluppato un quadro di esperienze, conoscenze scientifiche, tecniche e professionali in tema di disabilità che ha trovato e può trovare sempre più in futuro una importante diffusione nei progetti di cooperazione internazionale. Il Programma d’Azione sostiene l’azione di formazione, diffusione e confronto su temi cruciali quali la gestione delle emergenze, progettazione inclusiva, e la sensibilizzazione e informazione rivolta alla società civile e alle sue forme organizzate. Il Programma d’Azione suggerisce poi il valore strategico di dare visibilità e omogeneità e consolidare la posizione italiana in tema di disabilità sul piano internazionale e propone specifici interventi per raggiungere questo obiettivo. 8) Sviluppo del sistema statistico e di reporting sull’attuazione delle politiche. I futuri sviluppi delle politiche e degli interventi devono basarsi su una sempre migliore conoscenza della condizione delle persone con disabilità. Questo Programma d’Azione è accompagnato da una prima versione di un sistema di indicatori per il monitoraggio basati su un utilizzo sistematico dei dati del sistema statistico nazionale. Il Programma d’Azione propone una consolidamento delle indagini correnti ma anche lo sviluppo di nuove statistiche in particolare in un settore cruciale come quello della salute mentale e della disabilità intellettiva. Viene sottolineata l’urgenza di procedere speditamente nell’utilizzo a fini statistici delle basi dati amministrative (prime fra tutte quelle dell’INPS), questione non più rimandabile. Il Programma poi si sofferma sulle proposte per rendere più efficace il ritorno informativo sull’attuazione delle politiche e sugli esiti degli interventi di istituzioni centrali, regionali e locali che è ancora gravemente carente. Bisogna, tuttavia, ricordare come delle 127 azioni previste dal precedente Programma Biennale, pochissime sono state quelle su cui si è potuto lavorare e ancor meno quelle portate a termine, evidenziando come, in assenza di misure concrete per la sua realizzazione, anche il nuovo “Piano d’azione per la disabilità”, rischi di tradursi nell’ennesima dichiarazione d’intenti e diritti destinati a restare, in gran parte, solo sulla carta.
Rapporto sullo stato dei diritti in Italia