Venerdì 15 Marzo in tutto il mondo si è realizzata la priù grande mobilitazione di massa dei giovani di tutto il pianeta per rivendicare il diritto al futuro in un pianeta sano. Questo il video realizzato dall'Universita' di Torino
Questo il testo del Manifesto per la mobilitazione
Tutto è cominciato sulle scale del Parlamento svedese, il 20 agosto – un giorno di scuola come un altro. Greta si è seduta con il suo cartello scritto a mano e i volantini fatti in casa. Quello è stato il primo sciopero per il clima in assoluto. Da allora, i venerdì hanno smesso di essere normali giorni di scuola. Tutte noi, e molte altre ed altri con noi, hanno iniziato a scioperare ogni settimana in Australia, Germania, Belgio, Colombia, Nuova Zelanda, Svizzera, Uganda e poi in giro per il resto del mondo. Questo movimento doveva nascere, non avevamo scelta. Sapevamo che c’è una crisi climatica in atto. Lo sapevamo perché le foreste in Svezia o negli Stati Uniti erano state decimate dalle fiamme. Lo sapevamo per il susseguirsi di alluvioni e siccità in Germania e Australia, per il collasso di iconici ghiacciai alpini e per lo scioglimento del permafrost nel Circolo Polare Artico, e così via. Lo sapevamo, perché i resoconti che leggevamo e le immagini che vedevamo gridavano che qualcosa di molto sbagliato stava accadendo. Il primo giorno in cui ci siamo rifiutate di andare a scuola lo abbiamo tutte speso in solitudine, ma da allora un movimento di giovani in sciopero per il clima si è diffuso in tutto il pianeta. Oggi giovani in oltre 100 Paesi abbandoneranno le lezioni per esigere risposte concrete alla più grande minaccia con la quale l’umanità ha mai dovuto confrontarsi. Tanti negoziati inutili Questi scioperi stanno avendo luogo oggi – da Washington a Mosca, da Beirut a Gerusalemme, da Shanghai a Mumbai – perché i politici ci hanno delusi. Abbiamo visto anni di negoziazioni finire in accordi sul clima a dir poco patetici. Abbiamo visto come alle compagnie di combustibili fossili sia stata data mano libera nello sventrare le nostre terre, forare il suolo e bruciare il nostro futuro per il loro profitto. Abbiamo visto le fratturazioni idrauliche nei campi, le perforazioni petrolifere in alto mare e le miniere di carbone andare avanti. I politici sanno da tempo qual è la verità sul cambiamento climatico e sono disposti a mettere il nostro futuro nelle mani dei profittatori la cui ricerca di soldi facili minaccia la nostra stessa esistenza. Questo movimento doveva nascere, non avevamo scelta. L’Ipcc, Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, non avrebbe potuto essere più chiaro nel suo rapporto speciale dello scorso ottobre riguardo al pericolo estremo di sforare il tetto di 1,5°C di riscaldamento globale. Per avere una qualche possibilità di evitare questo pericolo, le emissioni di gas a effetto serra devono scendere in modo estremamente rapido: così rapido che quando noi avremo più o meno venticinque anni, il mondo in cui vivremo sarà un mondo profondamente cambiato. Gli studenti che oggi stanno scioperando in città e villaggi di tutto il mondo si stanno unendo in supporto della scienza. Chiediamo solo che i nostri leader facciano lo stesso. Le conseguenze del fallimento Se coloro i quali detengono il potere non agiscono ora, sarà la nostra generazione a vivere le conseguenze del loro fallimento. Molti di noi non hanno ancora vent’anni e potrebbero essere ancora in giro nel 2080, costretti a fare i conti con la prospettiva di un mondo anche di quattro gradi centigradi più caldo. Gli effetti di un aumento delle temperature di questa scala sarebbero assolutamente devastanti. Vedremmo fiumi esondare, tempeste devastare le coste e le comunità che sulle coste vivono. Le barriere coralline scomparirebbero del tutto, mentre le calotte polari si scioglierebbero, facendo salire in modo drammatico il livello dei mari e allagando le coste. Certe aree del pianeta diventerebbero del tutto inabitabili. Gli scienziati ci hanno anche fatto capire che l’uso dei combustibili fossili è «la più significativa minaccia alla salute dei minori». Nove bambini su dieci nel mondo già respirano aria dannosa. Le nostre vite sono compromesse ancora prima che nasciamo. Particolati tossici dai gas di scarico passano attraverso i polmoni delle donne incinte e si accumulano nella placenta. Il rischio di parti prematuri, scarso peso alla nascita e disfunzioni cognitive che questi materiali causano è una catastrofe di sanità pubblica. L’inquinamento da veicoli a diesel riduce la crescita dei polmoni, lasciandoci danneggiati per la vita. L’aria tossica prodotta dal consumo di combustibili fossili asfissia non solo i nostri polmoni, ma anche le nostre speranze e i nostri sogni. Verso un mondo più equo E i peggiori effetti del cambiamento climatico colpiscono in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili. Non si tratta solo di tagliare le emissioni, ma anche di rendere il mondo più equo: il sistema in cui stiamo vivendo oggi non sta lavorando per noi, ma solo per pochi ricchi. Il lusso che così pochi di noi possono permettersi nel Nord del mondo è basato sulla sofferenza delle persone del Sud del mondo. Abbiamo visto i politici farfugliare, impegnarsi in giochetti di politica spicciola invece di affrontare la realtà: le soluzioni di cui abbiamo bisogno non si possono trovare all’interno del sistema corrente. Questi politici si rifiutano di affrontare la realtà che dobbiamo cambiare il sistema, se vogliamo davvero affrontare la crisi climatica. Questo movimento doveva nascere, non avevamo scelta. La gran parte dei giovani in sciopero per il clima oggi non hanno ancora il diritto di voto. Immaginate per un attimo come ci si sente. Anche se vediamo benissimo la crisi climatica in corso, anche se siamo benissimo a conoscenza dei fatti, non ci è concesso avere voce in capitolo su chi deve prendere decisioni al riguardo. Immaginate e poi chiedetevi questo: non fareste sciopero anche voi se pensaste che farlo potesse servire a salvaguardare il vostro futuro? Quindi, oggi, noi abbandoniamo le lezioni e scendiamo in strada per dire basta. Alcuni adulti dicono che non dovremmo saltare le lezioni, che dovremmo «concentrarci sulla nostra educazione». Noi pensiamo che organizzarsi per combattere una minaccia esistenziale, e trovare un modo di far sentire le nostre voci, ci sta insegnando delle lezioni molto importanti. Altri adulti continuano a dire: «Abbiamo l’obbligo di dare speranza ai giovani». Non vogliamo la vostra speranza. Non vogliamo essere speranzosi. Vogliamo che anche voi sentiate, come noi, il panico per questa situazione. Vogliamo che agiate. Vogliamo che vi uniate a noi. Finora abbiamo fatto affidamento sugli adulti perché prendessero le decisioni giuste e si assicurassero che ci sarà un futuro per la prossima generazione. Certo, non abbiamo tutte le risposte. Ma quello che sappiamo è che dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra, eliminare progressivamente e rapidamente i sussidi per la produzione di energie sporche – carbone, olio, gas -, investire seriamente nelle energie rinnovabili e iniziare a farci domande difficili su come impostare le nostre economie e su chi vogliamo che vinca e chi vogliamo che perda. Il sostegno della scienza E non siamo più soli. Decine di migliaia di scienziati in tutti il mondo hanno rilasciato dichiarazioni in sostegno agli scioperi degli studenti. Gli scienziati sono stati molto chiari su cosa dobbiamo fare per affrontare la minaccia del cambiamento climatico. Ci stiamo unendo in sostegno alla scienza. Chiediamo solo che i nostri leader facciano lo stesso. È essenziale che tutto questo avvenga adesso. Dato il genere di cambiamenti che devono avere luogo, bisogna che ciascuno riconosca che questa è una crisi e si impegni a mettere in atto e a sostenere trasformazioni radicali. Crediamo fermamente che possiamo scongiurare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico. Ma dobbiamo agire adesso. Non ci sono aree grigie quando è in gioco la nostra stessa sopravvivenza. Non ci sono mali minori. Ecco perché oggi i giovani stanno manifestando ai quattro angoli del pianeta, ed ecco perché chiediamo agli adulti di unirsi a noi, di scendere in strada con noi. Quando la casa è in fiamme non si può lasciare ai ragazzi la responsabilità di spegnere l’incendio: abbiamo bisogno che gli adulti si assumano la responsabilità di aver appiccato il fuoco. Per una volta, chiediamo oggi agli adulti di seguire il nostro esempio. Non possiamo più aspettare. Questo movimento doveva nascere. Adesso la scelta è di voi adulti.”