Il 14 settembre 2016 una ragazza trentunenne, Tiziana Cantone, si è suicidata, perseguitata dai video hard che la ritraevano e che erano stati divulgati in rete, anche su siti porno, da alcuni conoscenti ai quali li aveva inviati. Il suicidio seguiva diversi tentativi (esperiti dalla ragazza anche in sede giudiziaria, senza esito) di far rimuovere i video dalla rete.
La notizia del suicidio della ragazza e dell’ineffettività delle misure di tutela previste dall’ordinamento per casi del genere ha suscitato un ampio dibattito sull’opportunità di introdurre nuovi strumenti di protezione della persona e dei suoi dati in rete.
Significativa, in tal senso, l’approvazione in seconda lettura, pochi giorni dopo la notizia, della proposta di legge sul cyber-bullismo (AS 1261), modificata proprio al fine di estendere agli adulti l’applicabilità degli istituti a tutela della dignità in rete previsti, in origine, solo per i minori. Tra questi, particolare rilievo assume la procedura speciale, dinanzi al Garante per la protezione dei dati personali, per la rimozione dei contenuti illeciti diffusi sul web, caratterizzate da particolare celerità.