Ristretti Orizzonti, 4 dicembre 2016
Gli ultimi dati del Dipartimento amministrazione penitenziaria sembrano promettenti: nelle carceri italiane gli spazi per i colloqui tra familiari sono aumentati da 130 nel 2015 a 171 nel 2016; le ludoteche per bambini da 50 a 70; le aree verdi sono 99, di cui il 35% specifiche per i minori. In Europa sono 800mila i bambini che hanno un genitore in carcere, in Italia 43mila. E circa una cinquantina di minori da 0 a 6 anni vivono con le madri dietro le sbarre, in strutture di carcerazione attenuata (Icam) o, nei migliori dei casi, in case famiglie protette.
"I bambini non autori di reati non devono entrare nel circuito penale e nessuna donna deve stare in carcere con i figli": questa è la richiesta emersa dal gruppo di lavoro sulle "detenute madri con figli al seguito e sui diritti dei figli di genitori detenuti", nell'ambito del 49° convegno nazionale del Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario-Seac che si è concluso oggi Roma, centrato sul tema "minori e altre vulnerabilità dietro le sbarre".
"Ci sono forti pregiudizi nel nostro sistema culturale - ha detto Cristiana Ingegneri, psicologa e coordinatrice dei volontari dell'associazione Vic (Volontari in carcere) che opera al nuovo complesso maschile di "Rebibbia" a Roma. Tutti pensano che una persona che ha sbagliato non possa essere un buon genitore ma non è così". Dal 2014, grazie all'associazione "Bambini senza sbarre", è stato siglato un protocollo con il ministero della Giustizia e l'Autorità garante dell'infanzia e adolescenza, rinnovato nel settembre 2016 per altri 2 anni. Nel protocollo vengono suggerite 8 azioni concrete per preservare il legame familiare e garantire lo sviluppo psico-affettivo del bambino.
Tra le varie misure, la richiesta di permessi speciali ai genitori detenuti in occasioni importanti per i figli (compleanni, recite scolastiche, degenze in ospedale), di ludoteche attrezzate, sale accoglienti per i colloqui e aree verdi. "La famiglia è una risorsa fondamentale per il recupero della persona detenuta - è stato sottolineato durante i lavori di gruppo -. Bisogna riconoscere al detenuto il ruolo genitoriale e permettere ai figli di avere un'immagine migliore dei rispettivi padri. Tutti devono avere una seconda chance, anche chi ha commesso delitti atroci".
da Agensir.it
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